La storia di Roberta, disabile e respinta da un autista di autobus

La storia di Roberta, disabile e respinta da un autista di autobus

Io non chiedo al ferito come si senta, io divento il ferito” diceva Walt Whitman già oltre un secolo fa, definendo alla perfezione il concetto di empatia e passando, contemporaneamente, anche per quello di rispetto.

Qualità importantissime per la vita sociale e la ricchezza più intima di ogni essere umano, eppure mancanti in tanti, troppi casi, al punto da spingere ad inserire nuove materie a scuola: in Danimarca, ad esempio, i ragazzi tra i 6 ed i 16 anni studiano l’empatia per un’ora alla settimana. Un insegnamento che sarebbe importante raggiungesse anche e soprattutto coloro che ricoprono cariche pubbliche e che si ritrovano, volente o nolente, a contatto con tantissimi tipi di persone diverse.

La vita di Roberta, ad esempio, una ragazza disabile di 27 anni di Riccione, sarebbe stata molto diversa se avesse incontrato un autista con quel “patrimonio empatico”; cosa che, purtroppo, non è accaduta.

L’episodio

Sulla bacheca Facebook di Roberta, immerso tra i post e le fotografie che raccontano della sua vita, del suo impegno nel sociale, dei suoi studi e delle serate passate con le amiche, ad Aprile è comparso uno scritto piuttosto lungo che raccontava di un episodio alquanto spiacevole. In sostanza, mentre era diretta a casa dopo l’università, ha dovuto letteralmente combattere con un autista che non voleva farla salire, a tutti i costi, sul suo autobus, nonostante fosse dotato di pedana manuale apposita per il trasporto di carrozzine; tutto quello che avrebbe dovuto fare era azionarla. Ma, alla vista di Roberta ha esclamato: “Lei non può salire, la sua carrozzina elettronica non è consentita nel mezzo per ragioni di sicurezza. (…) Non importa se deve salire, non sono tenuto a farlo. Ha bisogno di essere accompagnata, anzi chiami una compagnia privata. Ce ne sono tante!“. A nulla è valso mostrargli l’abbonamento corredato di menzione della Legge 104 o protestare per reclamare un proprio diritto irrevocabile. Così, Roberta ha pensato di chiamare i Carabinieri, azione che ha immediatamente messo sull’attenti l’autista che, a mo’ di piacere, ha abbassato la pedana bofonchiando assurdità senza senso nei confronti di questa povera ragazza.

Un trattamento, insomma, non solo sconveniente, ma anche umiliante, davanti al quale c’è ben poco da dire: anzi, la stessa Roberta ha riferito di un episodio molto simile accadutole proprio la scorsa estate, quando è riuscita ad entrare in un altro bus soltanto grazie ad una ragazza che l’ha aiutata a salire sulla pedana. In quel caso l’autista era stato punito, ma non si sono avute ulteriori notizie sulla vicenda, anche perché il dialogo che doveva aprirsi con la Start Romagna (la compagnia di trasporti) è rimasto soltanto una promessa.

Racconti come questo, purtroppo, sono ancora all’ordine del giorno e sono tanti i disabili che vivono in condizioni di semi-segregazione (e di non vita) anche per questo.

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