Sciare in carrozzina si può!

Sciare-in-carrozzina-si-puo

Non c’è un motivo universale o un’età da legare alla presenza di una carrozzina nella vita di qualcuno.

C’è chi ci convive dalla nascita, chi impara ad odiarla ed amarla in giovane età e chi deve farci i conti da adulto, magari a causa di un incidente o di una malattia.

I paraplegici hanno bisogno di ritrovare se stessi in una nuova condizione di vita improvvisa, molto spesso, e in questo senso lo sport può essere veramente un tassello fondamentale.

Le appena trascorse Paralimpiadi ci hanno dato, ancora una volta, dimostrazione di quanti tipi di sport siano praticabili in condizioni di disabilità e con quanta professionalità e competenza possano essere portati avanti, in modalità agonistica, raggiungendo anche traguardi di rilevanza e conquistando medaglie e onori.

Tra questi sport si inserisce, di certo, lo sci.
Ma come avviene la preparazione per introdurre un disabile alla pratica di questo sport, a qualunque livello?

Innanzitutto bisogna trovare il posto giusto dove allenarsi. Ci si sveglia di buon mattino e si raggiungono le piste. Il primo approccio è fondamentale: i maestri, istruttori esperti scelti appositamente allo scopo, devono interagire con tutti i presenti per potersi rendere conto, nello specifico, di tutte le disabilità e condizioni del singolo. Inoltre è importante valutare se i partecipanti hanno fatto sport in precedenza e che tipo di percorso si vuole intraprendere.

Per quanto riguarda l’attrezzatura, per giovani o neofiti paraplegici, in genere, si sceglie il monosci, che risulta particolarmente idoneo permettendo spostamenti tramite tronco e braccia. Naturalmente, per le prime volte, l’assistenza del maestro è fondamentale, per cui si utilizza una maniglia, fatta in modo che l’istruttore riesca a prestare assistenza da vicino.

I più esperti, invece, possono affrontare discese di vari livelli, senza dover temere le piste più difficili. Giovanni Zeni, presidente dell’associazione lodigiana “L’amministratore del cuore” onlus, dedicata allo scopo, paraplegico in seguito a un incidente d’auto, ha dichiarato: «Sciavo anche prima, e per me si è trattato semplicemente di continuare a farlo, anche se in modo diverso. Credo che lo sci faccia bene a chi è su una carrozzina, perché invita al contatto con la natura, al confronto con i compagni, alla sfida con se stessi. Il limite fisico non deve essere inteso come un confine da non valicare, ma come un traguardo da superare».

La sua associazione offre anche stage gratuiti, proprio per invogliare a prendere il coraggio di entrare in contatto con questa realtà.
La cosa fondamentale è creare interesse, anche attraverso discussioni, cineforum e iniziative in tema dedicate, che sfruttino i propri spazi anche per parlare di sicurezza sulle piste.

Insomma, uno sport completo che mette in contatto con l’ambiente e la Natura e che favorisce il movimento fisico e i contatti sociali, riuscendo a far superare limiti che forse, in altre situazioni, non si sarebbe riusciti a dominare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *